
Cos’è il comfort abitativo
Comfort abitativo, benessere termoigrometrico, prestazioni energetiche, controllo del tasso di umidità
Da diversi anni, nella progettazione e valutazione degli edifici, si è iniziato a tener conto anche del comfort abitativo alla pari di altri fattori quali: prestazioni termiche, consumi energetici, isolamento acustico, ecc. Più precisamente, il benessere abitativo deve essere perseguito, già in fase progettuale, attraverso un accurato studio di diversi fattori, tra cui:
- l’ottimizzazione energetica (controllo degli apporti solari, dei carichi interni, delle dispersioni e dei fenomeni inerziali, cit. ANIT);
- la gestione della temperatura interna;
- il controllo del tasso d’umidità ideale;
- le prestazioni acustiche;
- le caratteristiche geometriche dell’involucro;
- la gestione della ventilazione/riciclo dell’aria;
a cui vanno aggiunti altri fattori quali, benessere luminoso, qualità dell’aria, ecc.
L’obiettivo è quindi quello di creare un microclima interno all’edificio tale per cui la sensazione di benessere (comfort) percepita dagli abitanti sia ottimale, in ogni stagione, grazie ai fattori elencati sopra. Ne deriva, dunque, che il raggiungimento di tali paramentri sia imprescindibile da una progettazione dettagliata in primis, e da un’esecuzione dei lavori a regola d’arte in fase di realizzazione.
È chiaro che il bilancio energetico è tra i primi fattori che influenzano il comfort di una casa, ed è per questo che case con elevate prestazioni energetiche, o Case Passive (Passiv Haus), siano più propense a dispensare delle percezioni di benessere abitativo ideale rispetto a case con bassa classe energetica.
Gli studiosi hanno individuato una “fascia di comfort” calcolata sulla base di:
- temperatura e tasso di umidità dell’ambiente interno;
- condizioni climatiche medie esterne;
- percezioni accettabili da parte degli abitanti.

Secondo gli studiosi, in un ambiente confortevole si dovrebbe rgistrare una temperatura media di 20 °C in inverno ed un massimo di 26 °C nel periodo estivo, fermo restando il costante controllo dell’umidità interna che dovrebbe avere sempre livelli bassi (benessere termoigrometrico).
Per migliorare il comfort termico di un edificio esistente è opportuno consultare un tecnico esperto, in modo che possa indirizzare il cliente sulle migliori soluzioni da adottare, relativamente alle problematiche individuali dell’involucro, alla zona climatica, alla tipologia di struttura esistente, agli obiettivi obiettivi che si intendono perseguire, ecc.
Su Wikipedia possiamo leggere quanto sia fondamentale vivere in ambienti confortevoli per la propria salute fisica e mentale. “Gli studi-esperimenti condotti dal danese P. Ole Fanger hanno messo in evidenza come in edifici residenziali con scadenti condizioni di comfort termoigrometrico il rischio di malattie polmonari, soprattutto nei bambini, è molto alto. Gli studi condotti su edifici per uffici dimostrano che il discomfort termoigrometrico crea un decisivo abbattimento del grado di attenzione e il conseguente rendimento.
Secondo gli studi e le teorie di Fanger il benessere termoigrometrico in un edificio si raggiunge a seconda delle relazioni che si instaurano tra le variabili soggettive e le variabili ambientali.
Più recenti studi sul comfort negli edifici mettono in evidenza che oltre alle suddette variabili la sensazione di comfort è strettamente connessa ad aspetti psicologici, culturali e sociali dell’individuo, è funzione del tempo e della capacità di adattamento dell’individuo rendendo quindi non semplice quantificare lo stato di benessere che dovrebbe almeno tenere conto del sesso, dell’età delle persone e del relativo stato di salute. Quest’ultima teoria conosciuta come Adaptive method cioè metodo adattivo è stata avanzata da studiosi quali G.S. Brager, R.J. de Dear, M.A. Humphreys, J.F. Nicols.“